Il morbo di Parkinson viene generalmente diagnosticato in uno stadio avanzato, quando i sintomi motori sono ormai evidenti e il danno neurodegenerativo è già considerevole. Tuttavia, segnali non motori, come alterazioni visive, possono comparire molti anni prima. Un recente studio suggerisce che le disfunzioni retiniche potrebbero rappresentare biomarcatori precoci della malattia, aprendo la strada a diagnosi più tempestive e a un monitoraggio più accurato del suo progresso.

La retina: un riflesso della salute cerebrale
La retina, estensione accessibile del sistema nervoso centrale, si sta affermando come finestra per osservare precocemente processi neurodegenerativi. Studi recenti su pazienti con Parkinson hanno evidenziato alterazioni retiniche prima dei sintomi motori classici. Queste includono variazioni nella risposta elettrica, rilevabili con elettroretinografia, e una ridotta elaborazione visiva di contrasto e dettagli. La retina riflette quindi la neurodegenerazione e può fungere da biomarcatore non invasivo per diagnosi precoce e per il monitoraggio del Parkinson.
Impatto clinico sui pazienti con morbo di Parkinson
L’identificazione di biomarcatori retinici offre diverse potenziali applicazioni cliniche:
- Diagnosi precoce: rilevare il morbo di Parkinson in una fase iniziale, prima della comparsa dei sintomi motori, potrebbe permettere interventi terapeutici più efficaci.
- Monitoraggio della progressione: le alterazioni retiniche possono essere utilizzate per monitorare l’evoluzione della malattia e l’efficacia dei trattamenti.
- Valutazione dell’efficacia terapeutica: cambiamenti nelle funzioni retiniche potrebbero indicare la risposta del paziente alle terapie in corso.

Dettagli sullo studio
Il team di ricerca ha coinvolto 20 individui a cui era stato diagnosticato il morbo di Parkinson da meno di 5 anni. Un elettrodo è stato applicato sulla palpebra inferiore di ciascun partecipante per registrare la risposta della retina a una serie di input luminosi caratterizzati da intensità, frequenze e colori differenti. Lo stesso procedimento è stato effettuato su un gruppo di persone della stessa fascia d’età, ma in buona salute. I risultati ottenuti rivelano una differenza significativa nei tracciati delle persone con il morbo di Parkinson rispetto a quelli del gruppo di controllo.
Il team ha eseguito gli stessi test su una coorte di topi transgenici che sovra-esprimevano una proteina umana associata al morbo di Parkinson. Gli esperimenti sono stati condotti su esemplari giovani, ancora privi di evidenti segni motori della malattia. Anche in questo contesto, i modelli animali legati al morbo di Parkinson hanno manifestato risposte differenti. Questi risultati suggeriscono che le alterazioni funzionali legate al morbo di Parkinson potrebbero essere rilevate precocemente attraverso l’analisi della retina.

Tecnologie di imaging e analisi
L’uso di tecnologie avanzate, come l’elettroretinografia (ERG) e la tomografia a coerenza ottica (OCT), permette un’analisi precisa delle funzioni visive e della retina. Questi strumenti rilevano alterazioni sottili spesso non visibili con metodi tradizionali. L’intelligenza artificiale rappresenta un progresso cruciale: è capace di elaborare grandi quantità di dati rapidamente, individuando schemi e anomalie legate ai primi segnali di neurodegenerazione. Questa integrazione tecnologica accelera la diagnosi e migliora l’identificazione precoce di patologie come il morbo di Parkinson, consentendo interventi mirati e tempestivi.
Implicazioni dell’elettroretinografia e della tomografia a coerenza ottica
L’elettroretinografia (ERG) e la tomografia a coerenza ottica (OCT) sono strumenti diagnostici cruciali per l’analisi retinica e lo studio di patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson. L’ERG rileva l’attività elettrica retinica in risposta a stimoli luminosi, valutando fotorecettori e cellule nervose. Alterazioni nelle risposte possono indicare disfunzioni neurologiche precoci legate al morbo di Parkinson, evidenziando il forte legame tra retina e sistema nervoso centrale.
L’OCT utilizza luce infrarossa per creare immagini ad alta risoluzione degli strati retinici, rilevando sottili cambiamenti strutturali come l’assottigliamento delle fibre nervose, un segno precoce della malattia. Combinando queste tecniche, si ottiene una valutazione completa della retina, essenziale per la diagnosi e il monitoraggio della neurodegenerazione legata al morbo di Parkinson.
Conclusioni e prospettive future
Le alterazioni retiniche stanno emergendo come un elemento cruciale per la diagnosi precoce e il monitoraggio costante del morbo di Parkinson. Con i progressi della ricerca scientifica e l’implementazione di protocolli clinici più uniformi, l’analisi della retina potrebbe diventare una parte integrante della pratica medica quotidiana. Questo approccio innovativo offre il potenziale per migliorare significativamente la gestione della malattia, garantendo un supporto più mirato ai pazienti e contribuendo a un tangibile miglioramento della loro qualità di vita.
Fonti:
- Early detection of Parkinson’s disease: Retinal functional impairments as potential biomarkers – Neurobiology of Disease
- Détecter la maladie de Parkinson grâce à un simple examen de la rétine – Université Laval